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Enti di tutela

Comm. Arte Sacra: Don Gino Zampieri

SBAP: Fabrizio Magani

 

Progetto e drezione lavori

Giampaolo Quirinali

Ricerca storica  Giampaolo Quirinali

Collaboratori e consulenti

Rilievo Davide quirinali 

Sicurezza CSP-CSE: Geo Studio

 

Del progetto generale è stato realizzato l'intervento sulla copertura 

Impresa esecutrice: Filippino Andrea

San Vito a Cerea (Verona - Italia) 


Ad Ubaldo, canonico della cattedrale di Verona, vissuto nella prima metà del sec. XIII, il Biancolini riporta la fondazione del convento intitolato ai SS. Vito, Modesto e Crescienzia. Garante attendibile della datazione proposta dallo storico veronese è un'iscrizione, a caratteri gotici, presente nel retro dell'altare che testualmente recita: CORPORA SANCTORUM MAR/TIRUM VITI MODESTI ET / CRESCENCIE EIUS NUTRICUM HIC / IACENT

Quasi nulla si può dire della primitiva fabbrica in quanto negli alzati attuali sono poche, e da verificare, le permanenze riscontrate.

"Era questa Chiesa semplice benefizio, ed avea d'annua rendita tre fiorini d'oro di Camera quando da D. Gregorio Marastone Prete Secolare fu ceduta ai Frati Carmelitani; il che avvenne del 1490, come si raccoglie da Supplica 13 Gennajo del medesimo anno, indirizzata al Vescovo di Verona, acciò annuir volesse alla detta rinunzia, per potervi fabbricare. Il che ottenuto, fu da detti Padri ampliata la piccola chiesa, e fabbricato accanto a quella il Monistero." 

Dell'opera dei frati rimane il solo presbiterio quale unico testimone superstite dell'effettiva consistenza del complesso a cavallo del 1500; complesso che doveva avere anche un convento discretamente grande per poter ospitare i 10 frati che il Giberti trova nella sua visita del 1530.

Il cenobio disponeva pure di proprietà prediali, frutto di pie donazioni, delle quali si ha una prima documentazione nel 1510 quando Tommaso Ormaneto, vestendo l'abito del Carmelo, donò al convento due pezze di terra (ASVR SS.Vito e Modesto di Cerea, b1, n.1 libro istrumenti Cerea).

 La prima immagine del sistema chiesastico si ritrova in una mappa, a firma di Iseppo Dalli Pontoni datata 1571. Il cartografo, tra un discreto numero di case coperte in paglia della localià di S.Vio, rappresenta un complesso recintato, formato da una chiesa affiancata da un edificio e da un'alta struttura, probabilmente un campanile.

Con l'inizio del nuovo secolo vengono eseguiti alcuni lavori di riordino della chiesa e dell'altare dei quali, Pietro Ponghini priore del convento, lascia memoria con un'epigrafe: D.O.M. / HOC TRIA DIVORUM SANCTISSIMA / CORPORA SAXO / SUNT SITA VITUS MODESTUS CRE/SCENTIA NUTRIX /FACTUM ID PONGHINI PETRI PIE/TETE PRIORIS QUI ... MAGNAMQUE ARAM / TEMPLUMQUE POLIVIT / MDCIV.

Un'altra epigrafe rinvenuta dal Bresciani ricorda che lo stesso priore, tre anni dopo, provvide ad innalzare il campanile. Il cenobio si era nel frattempo consolidato nei possedimenti come si evince da una polizza d'estimo redatta nel 1724; a fronte di 12 Carmelitani residenti il monastero possiede 53 campi veronesi situati in diversi punti della campagna di Cerea. La fine è però vicina, infatti dopo quasi quattro secoli dalla sua fondazione il monastero viene soppresso dal senato Veneto nel 1770 e messo all'asta cambiò diversi proprietari; Giuseppe Graziadei di Verona lo acquista per 325 ducati il 7 settembre 1772 e Bortolo Caldana, dopo esserne divenuto proprietario nel 1778, ottiene licenza di abbassare il campanile e rimpicciolire l'aula destinata ai fedeli. Quest'ultimo personaggio può essere tristemente ricordato quale principale responsabile della distruzione del sacro edificio carmelitano. La nuova chiesa agli inizi del secolo venne concessa alla popolazione locale, dagli Alcenago, tornando di fatto in uso alla parrocchia di Cerea. Nel 1905 la popolazione locale provvide ad erigere la cappella dedicata ai santi protettori e due anni dopo a cambiare la pavimentazione dell'aula principale. Del 1923 è la costruzione della cappella dedicata alla Beata Vergine di Lourdes.  

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