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2003-2006 Canonica di Bovolone 

Rilievo-Progetto

Lettura stratigrafica

Restauro

 

 

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SBAP: Ruggero Boschi

SBSAE: Mauro Cova

SBA: Brunella Bruno

 

Progetto e drezione lavori

Giampaolo Quirinali

 

Collaboratori e consulenti

Calcoli strutturali: Livio Menini

Sicurezza CSP-CSE: Davide Quirinali

Scavo archeologico: S.A.P.

Alberto Manicardi

Ricerca storica: Remo Scola Gagliardi

impresa esecutrice: Vesentini Renato

Restauro lapideo: Balzarin Lino

Restauro superfici decorate:

Cherubini Marina

Canonica di Bovolone (Verona - Italia)

Le ripetute devastazioni del castrum (1232-34), che devono aver interessato anche la pieve dei S.ti Fermo e Rustico, e la 'latitanza' del vescovo Jacopo da Braganze, favorirono l'uso come chiesa parrocchiale della cappella che il vescovo aveva nella Corte di Bovolone. Una prima residenza al servizio del clero pievano accanto alla cappella viene probabilmente costruita già in XIII sec.; di quell'edificio e di una fase quattrocentesca permangono ancora murature in alzato, su due livelli, con altri testimoni all'interno della fabbrica attuale. Diverse prove di una terza vicenda costruttiva possono invece essere messe in fase con la visita pastorale di Ermolao Barbaro, del 1454, la dove nella relazione ordina che un nuovo cappellano debba abitare "in una stanza della canonica situata verso la camera con camino, dal lato dell’orto e della corte". L'edificio sarà poi ulteriormente ampliato sul finire del'  500, ma è con la ristrutturazione di san Biagio del 1741 - verosimilmente per opera del conte Alessandro Pompei e del giovane Adriano Cristofali - che assumerà il bel disegno attuale.

Per motivi economici quest'ultimo cantiere fu però realizzato solo a metà, lasciando la fabbrica incompiuta verso corte, la sconveniente situazione comportò non pochi problemi ai quali si diede risposta solo cinquant'anni più tardi con l'ultima fase costruttiva;​ vista da fuori la canonica esprime quindi due facciate diverse, particolarmente bella per ordine eleganza compositiva quella verso piazza.​​


 

 

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Il disegno mostra, espresse in piedi e pertiche veronesi, le misure e le proporzioni ricercate e trovate dall’architetto nonostante qualche forzatura dovuta alle preesistenze; si coglie da ciò la personalità del progettista, probabilmente il giovane Adriano Cristofali, che subordina il costruito alla bellezza del disegno sulla carta, come dimostrano le finte finestre. Sul principale asse di simmetria colloca i vuoti che governano l’intera composizione - l’ingresso e la ‘porta tribuna’ del soprastante salone - ed impone ai lati un modulo pure esso simmetrico. Le forti tensioni verticali dei vuoti sono bilanciate, in orizzontale, da leggere fasce marcadavanzale e dalla cornice di gronda che chiude in modo netto la composizione. L’ornato dell’architettura è in buona parte concentrato sui portali, nelle cornici scanalate chiuse da chiavi sinuose e nelle finestre contornate dalle consuete cornici ad orecchioni.

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