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2005-2007 Santi Pietro e Paolo Apostoli 

Rilievo - Progetto

Restauro

 

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Enti di tutela

Comm. Arte Sacra: Don Tiziano Brusco

SBAP: Gianna Gaudini

 

Collaboratori e consulenti

Sicurezza CSP-CSE: Davide Quirinali

Ricerca storica: Remo Scola Gagliardi

 

Impresa esecutrice: Lorenzoni Giordano

Restauro lapideo: Kourus

Santi Pietro e Paolo apostoli a Isola Rizza (Verona - Italia)

La pieve di Isola Rizza nella bolla di Papa Eugenio III del 1145 è citata come "Plebem Insulae Porchariciae, cum capellis, et decimis, et curte".(1)

La descrizione è immagine fedele di come, già in quella data, la pieve fosse ben organizzata e con più cappelle soggette ma nulla dice circa la titolazione. Il sacro edificio si trova discosto dal quattrocentesco centro cittadino dove sorge l'oratorio di S.Maria in piazza che tante volte cercò di usurpare la potestà pievana. 

Nel 1530 il Giberti in visita pastorale trova la plebem noncupatam, l'arciprete Leonardo Auricalcus si serve infatti di don Joannem Fraschinis da Cremona; il vescovo dopo aver ispezionato i sacramenti e avendoli trovati a posto ordina di terminare il campanile e di chiudere il cimitero. Nella visita menziona la presenza di due altari, uno dedicato a S.Agapito e l'altro alla Misericordia, e ricorda le tre cappelle dipendenti dalla pieve, la chiesa di S.Marco, la chiesa dei S.ti Fermo e Rustico e la già citata chiesa di S.Maria.(2) Dello stesso anno è una lapide, murata all'interno di un piccolo ambiente probabile ex sacrestia della vecchia chiesa, che sotto gli stemmi dei Recalco, di S.Pietro e del Comune testualmente ripota: AEDEM HANC NU ......  VETUSTATE COLLABENTEM ET TURRIM AD DEC ET ORNATUM LEO AURICALCHUS ARCHI PRETI AERE SUO EXTRU XIT ANNO D MDXXX

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Permangono nella stessa sala, coperta da una bella struttura a vele, interessantissimi lacerti di affreschi forse antecedenti il cinquecento.

Il Giberti ritorna a Isola Rizza nel 1541 e da quella visita oltre al nome del nuovo arciprete Hieronimus Auricalcus, pure lui non residente, di interessante possiamo rilevare l'ordine di riparare la porta d'ingresso della pieve e di restaurare la chiesa dei S.ti Fermo e Rustico.(3)

Il 21 aprile 1553 è il Vescovo Luigi Lippomano che ispeziona la chiesa parrocchiale, plebania noncupatam, di S.Pietro. Si ferma al cimitero a pregare per i defunti, visita quindi il Santissimo Sacramento ed il battistero e celebra la messa. E' ancora il nobile veronese Hieronjmus Auricalcus l'arciprete di questa chiesa che, stavolta presente, giura la chiesa essere “parrocchiale”. Nel sacro edificio ci sono ora quattro altari, tutti consacrati, due dei quali in uso alle confraternite del Corpo di Cristo e della Misericordia. Sotto alla parrocchiale e ad essa dipendenti ci sono tre chiese, quella della Beata Maria, quella dei santi Fermo e Rustico e quella di S.Marco.(4)

Il 15 maggio 1565 Agostino Valier in visita alla chiesa, dove è ancora arciprete H. Auricalco, testimonia la presenza e la dedicazione oltre che dell'altar Maggiore di altri dedicati a S. Agapito, S.Michele e alla Misericordia; infine annota inoltre alcune opere edilizie fatte, come la porta nuova del cimitero girata verso la chiesa.(5)

Si ha da questa visita l'idea di una chiesa ordinata e ben custodita; tale immagine è però contraddetta nella relazione fatta il 3 marzo 1574 da Bartolomeo Cartolari arciprete della pieve di Bovolone che visita, in nome del vescovo, la chiesa di S.Pietro. Questi annota che il Santissimo è custodito in un tabernacolo di legno vecchio non conveniente e che la chiesa ha problemi al tetto, alle porte, al campanile ed anche i muri del cimitero abbisognano di manutenzioni.(6)

E' utile ricordare la visita del Valier fatta il 13 aprile 1595 per la soluzione di una controversia tra la pieve e la “Società della Beata Vergine” dell'oratorio in piazza; il vescovo ricorda al massaro e ai governatori della società la loro sottomissione alla pieve minacciando di scomunica chi contravvenisse a detto ordine.(7).

Domenica 8 novembre 1654 è il vescovo Sebastiano Pisani che dopo le consuete visite ai sacramenti e celebrazione della messa ordina di sistemare diverse cose tra le quali la più importante è di rifare il pavimento della chiesa e di chiudere il cimitero.(8)

Oltre alle vicende appena citate, che restituiscono diverse immagini sullo stato di fatto della nostra fabbrica nell'arco di due secoli, è fondamentale ricordare che molta parte dell'attuale edificio è opera di inizio settecento firmata dell'architetto Giuseppe Tramontini. 

In ordine di tempo, ultimo importante tassello aggiunto alla chiesa è il maestoso pronao; una lapide posta sopra l'ingresso principale data l'operazione e testualmente recita: D.O.M. DIVISQUE PETRO ET PAULO PATRONIS DEVOTUM ARCHIP ANTONIUS GALLINETTI UNANIMI INCOLARUM ARDORE ADIUTUS ANNO MDCCCLXV H.O.E.

 

 

 

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